“Efficacia della Medicina Omeopatica nella terapia della fibromatosi uterina”.
Parole chiave: omeopatia, fibromatosi uterina, psicobiologia dell’utero (miometrio).
Background
Obiettivo dello studio: valutare prognosi di un gruppo omogeneo di 250 pazienti in età fertile, affette da utero fibromatoso, studiate e curate con una nuova metodica sperimentale.
Verificare la possibilità di guarigione guidata dal rimedio omeopatico, strumento - chiave di rivelazione dell’inconscio, per indurre l’emersione e l’analisi dei conflitti rimossi, per la loro decodificazione - rielaborazione. L’analisi statistica dei sintomi mentali delle pazienti ha permesso di scoprire “vissuti conflittuali caratteristici comuni” in tutte le pazienti, a secondo della localizzazione dei miomi in rapporto all’utero.
Introduzione
La terapia dell’utero fibromatoso non trova una soddisfacente risposta terapeutica nella terapia medica tradizionale allopatica soppressiva, chirurgica e/o farmacologica. Quella chirurgica conservativa si effettua preferenzialmente in età fertile, con l’asportazione del solo mioma (miomectomia singola o multipla); in climaterio, invece, è più frequente l’isterectomia totale.
Le terapie conservative mediche più efficaci sono:
- l’inibizione della crescita neoplastica mediante la tecnica dell’embolizzazione delle arterie uterine;
- l’elettromiolisi con aghi/radiofrequenze;
- la somministrazione di “analoghi del GnRH” che bloccano l’asse endocrino “ipotalamo – ipofisi – ovaio” e la produzione di estrogeni, inducendo amenorrea farmacologica e ridotta vascolarizzazione della neoplasia, con conseguente arresto di crescita.
Da rimarcare che la terapia chirurgica totale per via addominale o transvaginale è gravata spesso da alterazioni della dinamica posturale pelviperineale, con dispareunia, prolasso e incontinenza urinaria e/o fecale.
L’omeopatia, al contrario, non rappresenta una terapia mirata alla soppressione sintomatologica “contro” il nemico “neoplasia miomatosa”, ma si pone l’obiettivo della sua analisi - comprensione “psicobiologica”, per una terapia personalizzata e causale. La persona affetta da mioma o fibromatosi uterina, viene “accolta” nella sua totalità “essere umano - famiglia - ambiente” e avviata a un percorso terapeutico globale, considerando il mioma come la “punta di un iceberg” di un vissuto conflittuale da esplorare in tutti i suoi aspetti misconosciuti.
I miomi sono “tumori benigni” dell’utero a carattere monoclonale, che si originano, cioè, da una sola cellula muscolare liscia. Difficilmente (< 1 %) vanno incontro a degenerazione carcinomatosa (sarcoma).
Materiale e metodi
I casi selezionati (250) stati scelti in un gruppo omogeneo di donne in età fertile (18-40 anni), in un periodo di 12 anni (dal 2006 al 2018). I sintomi guida considerati sono stati i “disturbi da...”, mentali, generali e locali, insorti nel periodo (1 anno) antecedente alla comparsa dei sintomi ginecologici specifici (dolore pelvico, mestruazioni irregolari, menometrorragia, spotting intermestruale, dispareunia).
Nell’analisi biopatografica personale abbiamo individuato “vissuti conflittuali caratteristici ricorrenti” comuni a tutte le pazienti, associati a una particolare localizzazione della neoplasia (mioma) in rapporto all’utero. L’analisi statistica sintomatologica ci ha permesso di individuare particolari “stati d’animo conflittuali”, considerati patogenetici dei vari aspetti e localizzazione della neoplasia, che possiamo considerare Keys Notes prescrittive.
Giovanni Alvino
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